Il castello-ricetto di Monzambano, definito “uno degli esemplari più intatti e completi di architettura castellana nel mantovano”, venne edificato nella forma attuale nel corso del XIII sec. in luogo di una precedente fortificazione.
La cinta, perfettamente conservata, perimetra la sommità di due colline contigue separate da un leggero avvallamento e fu oggetto a più riprese di rifacimenti e adeguamenti a motivo della grande rilevanza strategica che le veniva attribuita: in epoca medievale Monzambano costituiva infatti un’importante testa di ponte veronese (e in seguito veneziana) incuneata alla destra del Mincio verso il bresciano e il mantovano.
Al castello si accede tramite un’unica porta posta sul lato orientale, un tempo dotata di un ponte levatoio carrabile e uno pedonale che attraversavano un fossato.
Il nucleo difensivo principale era situato in corrispondenza del vertice sud-occidentale della fortificazione, dominato da un possente mastio che doveva essere in origine affiancato da un grande edificio; quest’area, forse nel corso del XIV sec., venne ulteriormente munita con l’erezione di un muro di cinta interno.
Insieme al mastio e alla porta completavano il sistema cinque altre torri scudate, due poste in posizione angolare e tre in posizione intermedia, tra loro collegate da un camminamento di ronda in legno, scomparso ma menzionato in un documento veneziano del 1408.
Proprio grazie a questo documento, che elencava gli interventi che dovevano essere effettuati per riparare e fortificare il castello, è stato possibile venire a conoscenza del fatto che alcune delle torri erano identificate con un nome proprio: il mastio era dunque “la Guardia di San Marco”, le altre due torri del lato ovest erano “la Campagna” e “la Ghibellina”, l’attuale torre campanaria era appunto “la Campana” e la torre d’ingresso era “la porta Veronesa”.