L’antichissima pieve di S. Maria fu la chiesa parrocchiale di Monzambano sino al XV sec., quando il titolo venne trasferito alla nuova chiesa di S. Michele, edificata “per maggiore comodità degli abitanti” nella spianata sovrastante il fiume Mincio posta ai piedi del castello.
L’originario corpo di fabbrica, attualmente adibito ad abitazione privata nella parte settentrionale e occupato invece a meridione dall’oratorio neoclassico dedicato a S. Biagio, doveva presentarsi come un edificio ad una sola navata rettangolare di m 13.60 x 10.80, culminante in tre absidi, i resti delle quali sono ancora chiaramente riconoscibili.

 

Sul lato opposto sono stati invece recentemente riportati in luce un rosone e soprattutto il primitivo portale di accesso, del quale è oggi visibile la parte superiore, costituita da un arco a tutto sesto in laterizi di tipo romano e pietre che trova significativi confronti in architetture dell’ultima età longobarda.
All’esterno dell’edificio uno scavo archeologico ha permesso di individuare un’ampia area cimiteriale, che doveva estendersi ben oltre i limiti dell’attuale piazzetta, e numerose strutture murarie anteriori alla costruzione del castello.

 

Perso il titolo di parrocchiale, la chiesa di S. Maria – del cui beneficio fruì per un certo tempo anche il cardinale umanista Pietro Bembo – entrò a far parte dei possessi della congregazione olivetana di S. Maria in Organo e ad essa appartenne fino alla soppressione dell’ente avvenuta in periodo napoleonico.
Pochi decenni più tardi, nel 1835, il signor Tron provvide infine a ricavare nella fascia orientale del monumento l’oratorio dedicato a S. Biagio, realizzato in semplici ed asciutte forme neoclassiche.